Durante gli anni ‘50 e ‘60, lo sviluppo era visto come qualcosa di “naturale”, che sarebbe riuscito a coinvolgere tutti i paesi qualora avessero seguito la guida e l’esempio dato dai paesi “sviluppati”. Questo unico approccio è probabilmente meglio riassunto dalla teoria della modernizzazione dell’economista Walt Rostow, in cui si sosteneva che tutte le società si sarebbero sviluppate attraverso una serie di fasi predefinite.
Numerose sono state le teorie sullo sviluppo che si sono susseguite nel corso dei decenni successivi. Una spinta decisiva è arrivata dal contesto sviluppatosi nel corso della guerra fredda, che ha visto il mondo dividersi in due blocchi: durante questo periodo lo sviluppo è diventato un tema centrale a causa della lotta che ha visto le due fazioni opposte contendersi il maggior numero possibile di paesi sotto la propria sfera di influenza.
Fin dall’inizio sono emersi pareri critici sull’idea più comune dello sviluppo come sinonimo di crescita economica, soprattutto in paesi come l’America Latina e l’Asia. Anche il modello economico dominante su cui si basava l’idea di sviluppo è stato messo in discussione
Source:TheConversation.com
Walt Rostow’s theory
of Modernisation
Gli anni ‘80
Negli anni ‘80, sono iniziate a diffondersi nuove prospettive sullo sviluppo, mettendo in evidenza aspetti come la parità dei sessi, l’ambiente e i diritti umani, riuscendo a distogliere l’attenzione dalla pura crescita economica per gettare le basi del concetto di Sviluppo Sostenibile come lo conosciamo oggi.
Il lavoro dell’attivista e studiosa indiana Vandana Shiva, è particolarmente rilevante in quanto ha analizzato la correlazione intrinseca tra genere, sviluppo e ambiente, sfidando la definizione dominante di sviluppo come insostenibile e ingiusto.
Tra gli anni ’80 e ’90, l’economista Amatya Sen ha avuto un ruolo centrale nella definizione di sviluppo umano in termini di capacità e libertà.
Nel 1983, l’ONU ha istituito la Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (nota anche come Commissione Bruntland) con il compito di identificare le questioni e le possibili soluzioni relative ai problemi ambientali e di sviluppo e nel 1987 ha prodotto il famoso rapporto “Our Common Future”, definendo così per la prima volta lo sviluppo sostenibile e i suoi elementi.
“Non c’è da stupirsi, quindi, che con l’aumento del PNL, non è detto che aumentino proporzionalmente né la ricchezza né il benessere […]; in realtà, c’è meno acqua, meno petrolio fertile, meno ricchezza genetica come risultato del processo di sviluppo“
Vandana Shiva, Staying Alive: Development, Ecology and Women, 1989
Gli anni ‘90
Solo negli anni ‘90, il concetto di sviluppo come pura crescita economica fu messo in discussione a livello istituzionale,cambiando la visione del concetto verso quella di Sviluppo Umano. A tal proposito, un forte segnale è stato il rilascio del primo rapporto sullo Sviluppo Umano da parte del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite nel 1990.
Il rapporto sottolinea come il paradigma dello sviluppo non è stato capace di affrontare l’enorme disparità di reddito e la distrubuzione ineguale della richezza, infatti basta pensare che la maggior parte delle risorse del mondo sono in mano solamente ai più ricchi, che costituiscono il 20%.
La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo del 1992
Un importante traguardo è stata la Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite a Rio de Jainero nel 1992, conosciuta anche come la prima Summit della Terra.
Dopo la fine dell’era della guerra fredda, questa conferenza affronta ufficialmente sia il tema dell’ambiente che dello sviluppo col fine di trovare un percorso comune verso una produzione sostenibile. La conferenza ha prodotto una serie di risultati, in particolare la creazione di una commissione ONU sullo sviluppo sostenibile e la definizione dell’Agenda 21, ovvero un piano d’azione ONU per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile.
Summit sulla Terra a Joannesburg & Rio
Sono stati tenuti altre due Summit sulla Terra a Joannesburgh e di nuovo a Rio, rispettivamente per il centesimo e il ventesimo anniversario del primo evento, riaffermando gli impegni dei governi a perseguire lo sviluppo sostenibile attraverso l’attuazione di politiche, piani d’azione e l’assegnazione di risorse.
Nel 1990 è stato creato l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) nel quadro del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), al fine di spostare l’attenzione dei risultati dello sviluppo dalla crescita economica alle persone e alle loro capacità. L’ISU si basa su una serie di indicatori che comprendono le dimensioni dell’istruzione, della aspettativa di vita e del reddito. Ogni anno, l’UNDP pubblica un rapporto completo sullo sviluppo umano, disponibile in diversi formati, con i dati di tutti i paesi.
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano (HDR) 2020 raddoppia la convinzione che si possa vivere in equilibrio con il pianeta in un mondo più giusto, attraverso la responsabilizzazione e l’azione delle persone.
Ci mostra, infatti, che siamo in un momento senza precedenti nella storia, in cui l’attività umana è diventata una forza dominante per plasmare il pianeta
Queste azioni intervengono sulle disuguaglianze esistenti, minacciando significative inversioni di sviluppo.
Si ha la necessità di una grande trasformazione- nel modo in cui viviamo, lavoriamo e cooperiamo – per cambiare il cammino che stiamo percorrendo. Il rapporto esplora come avviare questa trasformazione.
Gli anni 2000
Il Brundtland Summit sulla Terra per lo Sviluppo Sostenibile del 2002
Gli operatori riaffermano il loro impegno a combattere la povertà e a proteggere l’ambiente..
Il Summit sulla Terra a Rio nel 2012
Il Summit sulla Terra di Rio 2012 ha dichiarato “Il futuro che vogliamo”, riaffermando i principi enunciati nell’Agenda 21 e ponendo le basi per la realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, lanciata 3 anni dopo, durante il Summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, alla fine del periodo di attuazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Il Summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile nel 2015
La Commissione lancia ufficialmente i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile
Il rapporto sullo sviluppo umano 2020